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Senza meta |
GIOVANNI CAFARELLI
Il paesaggio lucano, la memoria sono il nucleo portante
della poetica di Cafarelli, ma non si esauriscono in sé, quanto piuttosto si
fanno fondamento di una visione che si allarga alla meditazione sull’essere,
alla sua caducità, ai guasti del mondo. Il paesaggio diventa così “viscerale”,
scoperta di una interiorità della terra che si fa analogica rappresentazione
dell’interiorità dell’Uomo; la perfezione sferica dei tondi (simbolicamente
globi terrestri) viene contraddetta ora dalla materia scabra e frastagliata,
ora dalla fragilità della materia tessile “sfregiata” dal colore, allusione
chiara al dramma della più diseredata umanità.
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Nel giardino acquario del sogno di G.P. |
Le opere di Pasquale Ciliento sono pervase da una sorta di sospensione, quasi un sentimento di attesa di fronte ad una visione onirica che si appresta a divenire minuta realtà, e viceversa. Ci sono insomma indizi di sogno nel vero e concretezza esplicita nella fantasticheria, cosicché i due piani si intersecano a rappresentare, in sostanza, quella che è la complessità spesso indecifrabile dell’esistenza.
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Figura |
VINCENZO
CLAPS
La
figura femminile stilizzata e scomposta è al centro delle opere di Vincenzo
Claps. La rappresentazione, che si limita al volto e a parte del busto, è
calata nella terrena atemporalità di uno sfondo troppo compatto per essere
cielo, troppo celeste per non esserlo. I visi, poi, nella loro essenzialità,
nella rifrazione dei tagli, negli accenni ai dettagli appaiono colti in una
fase di panica metamorfosi.
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Cavaliere errante |
Cristallizzarsi in una forma significa morire; questa sembra essere la filosofia che sottende l’opera di Giuseppina Ferrara, opera in cui il colore appare quasi rappresentazione plastica del percorso che la materia intraprende per poter divenire “cosa”, senza tuttavia fermarsi, senza perdere la propria indefinitezza magmatica. Il concetto viene simbolicamente richiamato dal titolo che accomuna tutte e quattro le opere presentate (Cavaliere errante), titolo che nella sua sonorità pone l’accento non sul soggetto, ma sul suo errare incessante.
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Fugace |
RAFFAELE
IANNONE
Le
dimensioni del tempo appaiono strettamente connesse in queste opere di Raffaele
Iannone che si presentano quasi immagini di fossili, piccoli reperti trascurati
di un quotidiano che fu, ma che continua ad essere e che si trasmetterà ancora,
così come realmente avviene per i fossili, attraversando indenne le ere. È la
vita delle più fragili cose che bleffa la morte e conquista l’eternità. Quasi
un messaggio di intima fratellanza con l’infinitesimale.
GAETANO LIGRANI
Se è vero che, come
ci insegna Euclide, la geometria è il modello di base per la rappresentazione
della realtà, è indubbio che Gaetano Ligrani si diverte ad individuare nel
libro del mondo il gioco matematico del creato. I suoi paesaggi, infatti,
naturali o antropici che siano, appaiono nel loro rigoroso impianto, senza
tuttavia perdere nulla della naturalità che è insita nei nostri orizzonti
vicini e lontani. Anzi nelle sue opere c’è quasi una sintesi, o se vogliamo una
contaminazione, tra il creato divino ed il creato umano, perché, rappresentati
nella loro essenza matematica, non possono che apparire entrambi frutto perfetto di menti geniali.
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Danza di una musa |
DONATO
LINZALATA
I suoi totem sono creature terrene (soprattutto per il legno che è materiale preponderante nella sua produzione e
lega le sue opere alla terra, ai boschi, alla cultura contadina della Lucania)
ma anche creature divine che si proiettano verso il cielo, vagamente
antropomorfe, zoomorfe a tratti, complessivamente più simboliche che concrete
nonostante una possente fisicità che, già percepibile nelle opere di dimensioni
più piccole, si fa di stupefacente imponenza in quelle più grandi.
FELICE LOVISCO
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Estasi blu |
Nelle sue opere la figura umana è solo apparentemente preponderante, ma in realtà è ridotta a reperto, quasi reliquia di un tempo passato che sembra ricordarci la caducità dell’uomo di fronte all’eternità della natura, che si affaccia a volte negli sfondi o semplicemente si materializza in un frutto trascuratamente lasciato sul piano, e al cammino della storia che irrompe attraverso le trasparenze di una carta stampata o la stilizzazione del profilo umano. Alla fine è il colore il vero protagonista di queste opere.
Anna R. G. Rivelli